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Terapia familiare

da Vivere Meglio

 

VIVERE MEGLIO
Family therapy
Contro i disturbi alimentari meglio l’approccio “di gruppo”,
figli e genitori insieme. Ma pochi centri lo propongono
 
A
noressia«I genitori non sono il problema, ma una parte della soluzione». Così Daniel La Grange, psichiatra dell’Università di Chicago, spiega perché la terapia familiare sia più efficace contro l’anoressia di un approccio individuale. Studiando 120 ragazze anoressiche, La Grange ha osservato che quando la famiglia collabora con i medici, la malattia si supera nel giro di un anno in oltre la metà dei casi, e solo in uno su dieci si ha poi una ricaduta. Chi segue una terapia individuale guarisce, invece, in un caso su cinque, spesso in maniera non definitiva (40 per cento). «Il coinvolgimento dei familiari è fondamentale con pazienti adolescenti o fragili: riduce il rischio di ricovero» dice Franco Contaldo, responsabile del Centro per i Disturbi alimentari all’Università Federico II di Napoli. «Purtroppo in Italia sono pochi i centri specializzati che offrono terapie familiari o di gruppo». Soprattutto al Sud. «È un peccato: spesso la cura condivisa diventa un’opportunità di crescita anche per i genitori» aggiunge Fabiola De Clercq, presidente dell’Associazione Aba che la propone nei suoi centri (bulimianoressia.it, tel. 800.165.616). E autrice dell’auto-biografico Tutto il pane del mondo (Bompiani), ora in libreria in una nuova edizione.                             Elena Meli